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Genesi di un opera; l’angolo dei desideri non è un posto chiuso, ristretto nelle nostre anime, buio, celato o pronto ad esser surclassato dal resto.

E’ un luogo vivo, ampio, pulsante che, molte volte, ci spinge ad avviare un percorso all’interno della nostra vita e che, se aiutati dalla regia del Caso, del Destino, diventa la fucina della nostra vita. Il dipinto di al.to. titolato proprio L’angolo dei desideri, rivela tutta la potenzialità ideologica e concettuale che sta dietro ad un desiderio, sia da un punto di vista formale che dall’ambito personale da cui esso deriva. Il quadro in questione è stato realizzato nel settembre 2011 e segna il ritorno alla pittura di Alfredo Torsello, dopo più di trenta anni.

Abbandonata la pittura negli anni dell’adolescenza, un viaggio a Madrid fa riemergere la passione e la necessità di espressione attraverso il medium pittorico. E’ il primo quadro della seconda parte del percorso d’artista ed è, infatti, firmato Manfredi, uno dei suoi nomi, quello con cui la famiglia e il suo Salento lo riconoscono, e, per questo motivo, è un unicum. La filiazione di questa opera è, come accadrà anche per altri lavori, una foto. al.to. ha ripreso in un attimo particolare la sua donna e musa, Paola, all’interno del Museo Reina Sofia e ha poi idealizzato e trasposto quella immagine su tela. Tuttavia, questo quadro è uno scrigno di metafore. Mette in scena, come afferma lo stesso autore, “la possibilità di varcare una soglia per passare alla scoperta di un mondo che, magari, fino ad allora si era solo osservato dalla soglia senza mai varcarla… nella sua staticità, il dipinto prelude ad una azione dinamica in avanti e non una stasi nella posizione o un indietreggiare.” Inoltre, fa coincidere la ripresa a dipingere con l’idea dell’object trouvé di Marcel Duchamp che, si può notare nell’artificio architettonico della doppia apertura parietale del museo madrileno che somiglia, concettualmente, alla Porte: 11, Rue Larrey, ossia quell’anta lignea che l’artista francese usò per dividere 3 ambienti e incardinando la porta ad un unico angolo, cosicché all’apertura di uno spazio, ne risultassero chiusi gli altri e viceversa. Accadde, però, che, l’idea di Duchamp rivelò, invece, oltre l’anticonvenzionalità, anche quella di confine rituale e soglia simbolica tra un non chiuso e un non aperto. Non è forse questo il luogo deputato ai desideri? Una sorta di limbo, in cui l’idea e l’azione sono ancora sospesi, ma al sicuro. Il parallelismo con l’opera di Duchamp, tuttavia, non era né cercato né voluto, ma emerso solo mesi dopo la realizzazione del quadro di al.to.

Molto è accaduto dopo questa opera: Alfredo Torsello ha smesso i panni (artistici) di Manfredi e ha dedicato sé stesso all’arte con una nuova visione, trasformandosi in al.to., permettendo a tutta la sua pirandelliana e poliedrica personalità di arricchire la portata espressiva. Paola , idealizzata in questa opera, dipinta di rosso, uno dei colori chiave della produzione di al.to., ha preso sempre più spazio sulle tele dell’artista, confermandosi una delle maggiori fonti di ispirazione per lui. E forse, in questo dipinto, in nuce era già presente il futuro: l’atto di sbirciare della figura alla porta, senza paura, può essere interpretato come un insieme di desideri da esaudire che, poi, pian piano hanno avuto riscontro nella realtà.